Una «dichiarazione di poetica»


Non ho resistito a infilare una «dichiarazione di poetica» nell’introduzione a Un gioco serio. Eccola, se vi va di darmi un parere.

Perché dovreste giocarlo?

Un gioco serio è un gioco antifascista. La seguente dichiarazione di poetica ha origine da questo dato di fatto, sul quale però vorrei spendere qualche parola.

Per come sono fatto e per il rispetto che nutro verso ciò in cui credo, affermare che un gioco è antifascista non significa affatto seguire una moda. Ultimamente, nell’ambiente che ruota attorno al gioco (e al gioco di ruolo, in particolare), si è fatto un gran parlare di antifascismo e di “gioco come attività politica”. Non sono granché interessato alla veridicità dell’affermazione, a essere onesto, così come non è mio interesse fornire il mio gioco della patente di gioco antifascista senza spiegare cosa intendo comunicare con l’uso di questo aggettivo in riferimento all’attività ludica.

Sono consapevole del fatto che un gioco che affronta tematiche del genere potrà essere approcciato con maggior facilità da chi in qualche modo crede nel valore dell’antifascismo. Ma ciò non basta a definire il gioco come antifascista, altrimenti si rischierebbe di stiracchiare la categorizzazione sulla base di una realtà troppo soggettiva. Questo mio gioco è antifascista perché scaturisce da due sentimenti molto forti: quello di repulsione verso ciò che è stato (e per certi versi continua a essere) il fascismo e quello di ammirazione verso lo spirito partigiano e, più in generale, la fame di libertà delle persone oppresse. Se non fossi stato animato da questi due sentimenti, probabilmente non avrei scritto un gioco antifascista, o quantomeno non lo avrei definito tale.

Ungaretti diceva che la parola è impotente e, sebbene non riuscirà mai a rivelare il segreto che è in noi, in qualche modo lo avvicina e lo fa emergere (o fa immergere noi in quell’abisso che è la nostra anima). Con i dovuti distinguo, anche l’attività ludica è rivelatrice pur se impotente. Perché dovreste giocare a Un gioco serio? Principalmente per dare voce agli stessi sentimenti che mi hanno spinto a scriverlo, se li condividete. Ma ritengo si possa andare oltre: dovreste giocarci anche per coinvolgere persone che sapete essere lontane da quei valori o poco interessate a scoprire quanto siano importanti. Sono convinto che il gioco possa servire da collante tra voi, per narrare storie e permettervi così di scoprire sentimenti sopiti.

Perché giocare a Un gioco serio, quindi? Perché i giochi antifascisti dovrebbero essere giocati da tutti.

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